Media

Giovedì, 07 Maggio 2015 10:23

Il potenziale del mondo arabo

Per mondo arabo si intende far riferimento ai 22 Stati membri della Lega degli Stati Arabi; per paesi arabi si intendono quelli accomunati dalla lingua ufficiale, appunto  l'arabo.

I paesi arabi non rappresentano in toto il mondo musulmano, dal momento che alcuni paesi e territori arabi vedono la presenza di minoranze cristiane o di altre religioni.

La Lega Araba è un'organizzazione internazionale costituita nel 1945  formata dai seguenti  Stati: Algeria, Arabia Saudita, Bahrein, Comore, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Gibuti, Giordania, Iraq, Kuwait, Libano, Libia, Marocco, Mauritania, Oman, Stato della Palestina, Qatar, Siria, Somalia, Sudan, Tunisia e Yemen.

Questi paesi, con differenze importanti tra loro, costituiscono un bacino demografico di circa 400milioni di individui.

Il territorio è ricco di risorse naturali, evidenti sono le imponenti riserve di petrolio e gas naturale nel sottosuolo che hanno permesso negli anni una crescita economica importante e bilance commerciali positive.  Si tratta inoltre di territori molto fertili e con una superficie di 14 milioni di Km2 che permette un utilizzo intensivo per l'agricoltura e, da qualche anno a questa parte, investimenti in installazioni di fonti rinnovabili d'energia come parchi eolici e distese di pannelli solari. 

L'instabilità  politica  invece compromette l'industria del turismo che ha permesso a molti Paesi di attrarre stranieri da tutto il mondo. E' una  primaria fonte di Pil per Stati come l'Egitto, gli EAU, il Libano, la Tunisia, il Marocco e la Giordania, culla delle prime civiltà.

Il mondo arabo rappresenta per l'Italia un mercato potenziale e vicino geograficamente, diviso solo dal Mar Mediterraneo.

Il mercato dei paesi attorno al Golfo saranno, secondo le previsioni di Sace, gruppo assicurativo-finanziario attivo nell'export credit, l'area più  frizzante per l'export italiano nei prossimi tre anni con un tasso medio di crescita stimato intorno al 10%.

Negli anni il mondo arabo, forte della liquidità derivante dal petrolio, è  diventato un forte importatore di beni e tecnologie atte a sostenere l'industria e le infrastrutture civili e tecnologiche. L'Italia, da sempre riconosciuta per la qualità delle proprie produzioni, ha giocato un ruolo chiave nella vendita di macchinari e nella fornitura di know-how. Adesso, complice il trend demografico favorevole e la capacità  d'acquisto crescente dei popoli al di là del Mediterraneo, anche la nostra eccellenza artigiana può  inserirsi  tra i beni oggetto d’importazione, nella fattispecie: cosmesi, oreficeria, abbigliamento, arredo  e  agroalimentare

Ad esempio, il mercato degli EAU è,  dopo quello saudita, quello che ha registrato le vendite migliori toccando i 332 milioni di dollari nel 2014 sia per i cosmetici di alta qualità che per la cosmesi di massa, soprattutto per i prodotti di make-up.

Altro mercato in forte espansione è quello orafo, ormai trainato a livello mondiale da Cina e Medio Oriente.

Il pil pro-capite elevato dei cittadini degli Emirati Arabi Uniti, sostiene la domanda di gioielli e diamanti. La parte del leone è  in questo caso fatta da Dubai che rappresenta il principale mercato di sbocco anche se le rotte mercantili stanno favorendo la crescita sostenuta di Abu Dhabi e Sharjah.

Altro mercato molto interessante per l'export del made in Italy riguarda la filiera agroalimentare. Nel settore riso, pasta e farina confezionati, la leadership di importazioni premium -price spetta all'Iran (vicino ai 2miliardi di euro/anno) seguito da Arabia Saudita e Kuwait.

L'arabo è  stata la lingua più parlata nella seconda giornata del Salone del mobile a Milano, nell'area dedicata alle delegazioni estere.

Nell'ara Mena, costituita dai mercati del Medio Oriente e Nord Africa e quindi dei paesi dell'Egitto, dell'Arabia Saudita, del Qatar, del Kuwait, degli Emirati Arabi, del Libano e della Turchia, l'export italiano nel 2014 ha toccato quota un milione di euro con performance di crescita a due cifre.

Questi paesi sono tra i top clients nel mondo per la manifattura italiana, l'Italia è  dietro solo ai cinesi nell'ambito delle forniture.

Se nel retail di lusso il Belpaese vanta una posizione di prestigio, non è cosi nelle forniture per uffici, spazi commerciali e hotellerie dove paghiamo carenze in termini di pricing, economie di scala e capacità produttiva.

Nei paesi del Medio Oriente il segmento commerciale e direzionale assorbe il 70% degli ordini, il restante 30%  viene assorbito  dal residenziale che non conosce crisi.

Il prodotto delle aziende italiane viene ancora riconosciuto come il migliore in assoluto per stile, qualità e design, ma viene penalizzato dai tempi di produzione e consegna troppo lunghi rispetto ai competitors Usa e Cina che si spartiscono il comparto del grande contract.

La mancanza di siti produttivi e di assemblaggio nei mercati medio orientali penalizza il boom del prodotto italiano che alla fine  risulta più costoso in quanto gravato da dogana, trasporto e iva.

Se l'arredo classico tiene, il comparto dell'illuminazione fa fatica a primeggiare , è  quasi assente l'offerta italiana di Led, la tecnologia che va per la maggiore e l'offerta cinese prevale senza dubbio.

La partita è quanto mai aperta, dopo Milano l'Expo sarà di scena a Dubai nel 2020, paese  che ospiterà pure i Mondiali di calcio nel 2022 e che continua a investire in nuove strutture commerciali.

Luigi Santovito